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CHATGPT FUNZIONA ANCHE IN ITALIA

ChatGPT, la chatbot di OpenAI, a seguito dei dovuti adeguamenti richiesti dal Garante della Privacy, è stata riattivato in Italia, con l’impegno di una maggiore trasparenza e più diritti agli utenti e non utenti europei.
Infatti, a seguito del provvedimento del 30 marzo, il Garante per la protezione dei dati personali aveva disposto il blocco definitivo dell’App, per l’appunto ChatGPT, all’interno del mercato italiano.
Scopriamo di seguito quali sono state le misure adottate e come funziona ora ChatGPT in Italia.

CHATGPT, COS’È E PERCHÈ È STATO BLOCCATO

Ma cos’è ChatGPT?

In sostanza è un software che si basa sull’intelligenza artificiale ed è in grado di simulare ed elaborare delle conversazioni umane, creando artificialmente delle relazioni tra l’utente umano e l’intelligenza artificiale.

Negli Stati Uniti la società OpenAI ha da subito dimostrato grande spirito di collaborazione al fine di ottenere la revoca del provvedimento da parte del Garante e quindi poter rendere nuovamente accessibile l’App anche nel territorio italiano.

È così che il Garante, con un successivo provvedimento del 11 aprile, ha comunicato alla società statunitense della disponibilità ad effettuare, qualora ci fossero stati i presupposti, una nuova valutazione in ordine alla sussistenza di quelle che sono le regole e le misure necessarie da seguire.

Ma vediamo nel dettaglio quali le richieste da parte del Garante Privacy.

QUALI LE MISURE RICHIESTE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI

In particolare, il Garante richiedeva alla società sviluppatrice di ChatGPT anzitutto di predisporre e pubblicare sul proprio sito internet una informativa privacy, tale da garantire a tutti gli interessati, anche diversi dagli utenti del servizio, i cui dati erano stati raccolti e trattati per addestrare gli algoritmi di ChatGPT, un’adeguata informazione circa le modalità di trattamento di detti dati, la base giuridica del trattamento e i diritti spettanti agli interessati.

Importante era inserire anche: uno strumento, all’interno del sito internet dove viene svolto il servizio di ChatGPT, attraverso cui gli interessati possano esercitare i propri diritti contemplati ai sensi del GDPR, come quello di opporsi ai trattamenti dei propri dati personali, che la società ottiene da soggetti terzi e utilizza per addestrare gli algoritmi e per svolgere il servizio offerto agli utenti; un secondo strumento, da inserire sempre all’interno del sito internet dove viene svolto il servizio, con cui gli interessati possano chiedere e ottenere la correzione dei propri dati personali, qualora questi fossero errati, oppure per poter chiedere e ottenere la cancellazione degli stessi.

Altre richieste riguardavano: l’inserimento di un link che rimandasse direttamente all’informativa privacy, così da fornire agli utenti un servizio di informazione e di presa visione del trattamento dati prima della registrazione al servizio al fine di procedere alla stessa consapevolmente; inserimento di una richiesta rivolta a tutti gli utenti, nel momento in cui gli stessi effettuino il primo accesso al servizio, successivo all’eventuale riattivazione del medesimo in Italia, di superare un blocco relativo alla maggiore età, in modo tale da impedire l’accesso agli utenti minorenni.

Inoltre, si riscontrava un problema anche sulla base giuridica del trattamento dei dati, questo è necessario, infatti, sia fondato sul consenso dell’interessato o il legittimo interesse della società e no, per come precedentemente impostato dalla OpenAI, sulla semplice esecuzione del contratto.

Di rilevante importanza è poi prevedere uno strumento che sia idoneo a verificare l’età anagrafica degli utenti, questo perché è da impedire l’accesso ai minori di anni 13, nonché ai maggiori di anni 13 senza l’espresso consenso da parte di chi esercita la responsabilità genitoriale, come per tutte le altre app in voga sul territorio italiano.

QUALI GLI ADATTAMENTI APORTATI DA OPENAI

Gli obiettivi principali da perseguire erano dunque: maggiore trasparenza e più diritti agli utenti e non utenti europei.

In conseguenza delle richieste del Garante Privacy contenute nel provvedimento, la società che gestisce ChatGPT ha comunicato l’apertura della piattaforma con la garanzia di una maggiore trasparenza nell’informativa privacy e nella gestione dei dati personali e di più diritti per i suoi utenti.

In particolare, l’informativa relativa alla gestione dei dati personali verrà resa accessibile ancora prima della registrazione sulla piattaforma e sarà inoltre riconosciuto a tutte le persone che vivono in Europa, anche non utenti, il diritto di opporsi al trattamento dei dati personali, mediante un apposito modulo compilabile online e facilmente accessibile.

È prevista quindi la predisposizione di una informativa che chiarisce in modo specifico quali dati personali verranno trattati, con quale modalità e per quale finalità, come previsto dal GDPR.

Tutto ciò tramite l’introduzione di una schermata di benvenuto alla riattivazione di ChatGPT in Italia, con i rimandi alla nuova informativa sulla privacy e alle modalità di trattamento dei dati personali per il training degli algoritmi.

OpenAi ha previsto maggior tutela per gli utenti minorenni. Infatti, al momento della registrazione, la piattaforma chiederà di inserire la data di nascita prevedendo un blocco alla registrazione per gli utenti infratredicenni e nell’ipotesi di utenti ultratredicenni, per cui viene richiesto il necessario consenso dei genitori all’uso del servizio, senza tale consenso.

Ha, inoltre, inserito nella schermata di benvenuto, riservata agli utenti italiani già registrati al servizio, un pulsante attraverso il quale, per accedere di nuovo al servizio, dovranno dichiarare di essere maggiorenni o ultratredicenni e, in questo caso, di avere il consenso dei genitori.

La società ha messo a disposizione degli utenti, ma anche dei non utenti europei e, in alcune ipotesi, pure extra-europei, alcune informazioni aggiuntive, nonché riconosciuto a utenti e non utenti soluzioni accessibili per l’esercizio dei propri diritti.

Nello specifico, ha previsto per gli interessati la possibilità di far cancellare le informazioni ritenute errate dichiarandosi, allo stato, tecnicamente impossibilitata a correggere gli errori e ha implementato per gli utenti un modulo che consente a tutti gli utenti europei di esercitare il diritto di opposizione al trattamento dei propri dati personali e poter in tal modo escludere le conversazioni e la relativa cronologia dal training dei propri algoritmi.

Alla luce degli illustrati miglioramenti OpenAI ha riattivato ChatGPT per gli utenti italiani.

CONCLUSIONI

In considerazione di quanto accertato e suddetto, il Garante ha quindi reso nuovamente accessibile il servizio ChatGPT agli utenti italiani.

Tuttavia, l’Autorità ha auspicato che OpenAI nelle prossime settimane adempia anche alle altre due richieste che il Garante aveva indicato nel richiamato provvedimento del 11 aprile.

In particolare, la creazione di un sistema per verificare l’età degli utenti e l’avvio di una campagna di comunicazione volta a informare tutte le persone dell’intera vicenda e della possibilità di opporsi all’uso dei propri dati per l’addestramento degli algoritmi.

In conclusione, il Garante ha comunque precisato che continuerà con la propria attività istruttoria volta a verificare che l’App rispetti la normativa europea ed italiana in materia di trattamento dei dati personali.

Ha comunque manifestato soddisfazione per le misure intraprese, al contempo auspicando che OpenAI, nelle prossime settimane, ottemperi alle ulteriori richieste impartitele con il medesimo provvedimento dell’11 aprile, di cui sopra, ed ha riconosciuto i progressi compiuti per coniugare l’avanzata tecnologica coil rispetto dei diritti degli individui, auspicando che la compagnia prosegua lungo tale percorso di adeguamento alla normativa europea sulla protezione dati.

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